Michela & Grimilde
Quella che raccontiamo è la storia di Grimilde, uno spinone di 9 anni che di cattivo, a dispetto del nome che rimanda alla strega di Biancaneve, ha solo il male che la sta consumando poco a poco: un emangiosarcoma splenico.
L’Emangiosarcoma è un tumore maligno che colpisce con maggiore frequenza i cani anziani di grossa taglia. Ha origine dalle cellule dei vasi sanguigni, localizzandosi principalmente nella milza; un nemico silenzioso che si diffonde con numerose metastasi crescendo senza sintomi apparenti fino ad esplodere provocando un’emorragia interna che può risultare fatale.
Grimilde viene adottata nel 2014 da Michela e il suo compagno. Molto amanti degli animali, l’hanno sempre trattata come un figlio portandola con loro anche quando decidono di lasciare la Toscana per aprire un’attività artigianale a Tenerife, dove vivranno per quattro anni. Dopo una serie di vicissitudini l’attività non va bene, e neppure la loro vita sentimentale; decidono di tornare in Italia, si separano e Grimilde, proprio come un figlio, trascorrerà un po’ del suo tempo con il padre e un po’ con la madre.
«A gennaio – racconta Michela – vado a prendere Grimilde, doveva stare con me per sei mesi. Era sempre stata bene, non aveva mai mostrato grossi problemi di salute, invece a marzo comincio a vedere che qualcosa non va. Il cane era strano, sempre stanca, respiro affaticato e anche addome gonfio. La porto dal veterinario per un’ecografia e scopriamo che, a causa di una forte emorragia, ha la pancia piena di sangue. Deve essere operata d’urgenza, ha un tumore che si è già diffuso in vari organi, e deve essere asportata la milza. È il panico, mi crolla il mondo addosso, ho paura. Grimilde affronta l’intervento, rimane in clinica per una settimana. Poi il veterinario propone una terapia chemioterapica abbinata ad un vaccino sperimentale. Non ne ero molto convinta, avevo letto nella documentazione dei medicinali che la prognosi sarebbe stata di pochi mesi. Ho fatto fare a Grimilde una sola chemioterapia ed ho optato poi per un’altra tipologia di cure, alternative».
La Fondazione Zampa nella mano ha sostenuto Michela nelle spese per l’intervento, la degenza in clinica e le cure di Grimilde.
«Devo ringraziare Mietta, per me è stata un angelo. Il suo supporto non è solo economico per poter continuare le cure, è anche morale. Ha veramente a cuore la salute degli animali, e dimostra il suo amore in maniera incondizionata. È difficile trovare realtà come la Fondazione, che aiutano senza pretendere nulla in cambio. Grimilde oggi sta meglio anche se so perfettamente che è un malato terminale, lo so che un giorno non ci sarà più ma finché potrò cercherò di darle una qualità di vita migliore possibile, e ringrazio Mietta e la Fondazione Zampa nella mano per il prezioso aiuto».